Clochards. Li ho conosciuti bene un lontano Natale fa.
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Il Natale mi fa pensare spesso alla miseria e alla povertà. Non so a voi.
Quando si avvicina siamo bombardati da pubblicità di famiglie felici e bambini super sazi che ridono e aprono regali di ogni genere. Nulla di male, certo. Ogni persona ha diritto alla felicità e averla non è certo una colpa.
Ma come dicevo il mio pensiero va sempre più spesso agli ultimi, ai dimenticati, ai cosiddetti ‘invisibili’.
E allora vi racconto di un Natale di molti anni fa…
In quell’occasione ebbi modo di stare per qualche settimana tra i clochards ( homeless, senzatetto) e ne ho conosciuto la sofferenza dignitosa, silenziosa e mai invadente. Ho conosciuto il disagio, quello vero. Quello reale, fatto di miseria e frustrazione. Fatto di sguardi stanchi e vuoti. Un disagio non voluto e mai accettato davvero. Una condizione, talvolta, accolta con coraggiosa rassegnazione e che spesso, paradossalmente, sfocia in generositá.
Fuori dalla tana del bianco coniglio
Per me adolescente benestante conoscere la loro comunità fu come uscire dalla tana del bianco coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie per piombare improvvisamente nel mondo reale. Certo ero molto giovane (studentessa delle superiori) ma vi assicuro che non ho più dimenticato cosa significa non possedere null’altro che un pezzo di cartone e qualche straccio. L’ho tenuto sempre a mente e sicuramente ha influenzato la mia personale visione di giustizia sociale e di equità.
Ho imparato a rispettare gli indifesi, a non rimarcare certe cose e a dare importanza all’essenziale. Ho realizzato che viviamo in una bolla, la nostra. E che troppo spesso si guarda il disagio dell’altro come se non ci riguardasse. Ho imparato a dire GRAZIE e a non frignare per ottenere qualsiasi cosa o dar di matto pestando i piedi alla minima controversia. Ho imparato a non giudicare. Avevo 16 anni.
Gratitudine ai clochards
Oggi penso a quell’esperienza di ieri con riconoscente gratitudine. E sempre oggi mi imbarazzo oltremodo quando vedo certe persone disperarsi per un iphone perduto o per una vacanza fallita….o peggio che rincorre lustrini e marchi famosi. Il mondo di oggi va verso la strada sbagliata. Troppe differenze sociali, troppe disparità e divisioni. Mancano sempre più valori come onestà, giustizia ed etica.
Più ecocentrismo e meno egocentrismo
Alla luce della mia personale esperienza penso che sarebbe terapeutico per i nostri ragazzi vivere soltanto un giorno tra i clochards.
Chi di loro possiede un’anima buona ne sarebbe positivamente influenzato e diventerebbe un adulto migliore che, quantomeno, imparerebbe a rispettare le minoranze che soffrono, di ogni razza e specie. E’ tutto collegato…
Citazione di fine articolo: “Non mi sento superiore perché sono vegan. In realtà, io sono vegan proprio perché non mi sento superiore a nessuno.” (Michele McCowan)